Città della via Emilia Ponente

La via Emilia è la strada che dal 187 a.C. genera e unisce insediamenti, crea e attraversa paesaggi. L’Emilia Romagna è l’unica regione al mondo che prende il nome da una strada, perché fu proprio questa, più che Roma metropoli, la vera “madre” delle sue città. E la relazione tra la strada e il suo territorio si è mantenuta fertile per duemila anni, fin oltre alla prima metà del novecento.
La crisi è diventata evidente negli ultimi trent’anni, con la crescita esponenziale del traffico, insopportabile per le caratteristiche strutturali e funzionali della direttrice storica. L’alto grado di congestione, infatti, ha contribuito a trasformare la strada da legame a barriera, sottraendole il contesto di relazione.
Con le Città della via Emilia il Psc individua nella ristrutturazione della strada-madre la condizione per il recupero dell’abitabilità nel suo ambiente, in particolare quello storico: recupero di relazioni fra strada e città, spazi pubblici e privati: estensione della qualità dello spazio della città storica a tutta la città, partendo dalla strada.

Nella Città della via Emilia Ponente questo obiettivo è reso possibile dal potenziamento dell’offerta del trasporto pubblico con la metrotranvia, dallo spostamento di parte del traffico privato sulla nuova strada di connessione da via del Chiù a via Tanari, dall’incremento dei parcheggi. Attraverso i Piani operativi comunali, i Piani urbanistici attuativi, i piani di settore e il Regolamento urbanistico edilizio saranno possibili interventi e azioni differenti e diffusi, la cui convergenza va considerata strategica.

Attento disegno della sezione trasversale della strada volto a rendere compatibile la presenza della nuova infrastruttura con gli elementi costitutivi del paesaggio urbano. L’introduzione della metrotranvia comporta la ridefinizione degli spazi stradali tratto per tratto, distinguendo nettamente le soluzioni per i tratti dove essa è interrata e dove corre in superficie. L’efficienza del mezzo di trasporto pubblico dovrà conciliarsi col mantenimento di uno spazio per il movimento delle auto e per la sosta su strada, l’uno e l’altra ridotti al minimo e risolti rispetto al contesto. Lo spazio pubblico dovrà essere progettato considerando le pratiche ricorrenti (muoversi a piedi, muoversi in bicicletta, fermarsi, entrare e uscire da case e uffici, fare acquisti …).


Progetto delle fermate del trasporto pubblico selezionando quelle che si prestano a diventare “condensatori” di attività urbane, possibili centralità.
Varie attività sociali e ricreative intorno alle fermate possono trasformarle da semplici nodi funzionali a precisi recapiti, inseriti nella rete delle relazioni quotidiane. Questo può perfino incentivare l’uso del mezzo di trasporto pubblico.

Ricerca di spazi per parcheggi allo scopo di riassorbire parte della sosta su strada.
Una componente consistente della sosta che occupa la sede stradale è di tipo permanente e prolungato, residenziale e pertinenziale (non è la sosta breve per scopi operativi) ed è in gran parte dovuta all’assenza, nelle vicinanze, di aree dedicate al parcheggio. Recuperare questo spazio può diventare essenziale per la ristrutturazione di alcune tratte. Ciò comporta un accurato censimento di tutte le opportunità, considerare soluzioni diverse (parcheggi in elevazione oltre che interrati), mettere a punto incentivi e forme di gestione.

Attenzione ai cambi delle destinazioni d’uso e ai progetti di recupero, promuovendo la permanenza o il ritorno di attività economiche e di servizio adeguate al carattere della strada.
Uno dei probabili effetti indotti dalla ristrutturazione nei modi indicati è quello di promuovere interventi di trasformazione fisica e funzionale, a partire dall’immediato intorno della strada e delle fermate del trasporto pubblico. Si tratta di un effetto urbanistico voluto, ma il cui segno va governato e monitorato nel tempo, con riferimento sia al tipo di mixité funzionale, sia al tipo di popolazione coinvolto, aspetti decisivi nella costruzione del paesaggio e delle pratiche sociali.

Cura delle intersezioni con le strade trasversali, le piazze e gli slarghi, progettando la superficie del suolo.
Quel continuum del suolo pubblico pavimentato, caratterizzato dalla successione di dislivelli, impedimenti, materiali incongrui, esito di una miriade di interventi che si sono sovrapposti nel tempo per rispondere a singole esigenze, attraverso un’adeguata sistemazione può cambiare radicalmente, diventando uno spazio unico, espanso, invitante per fermarsi, a guardare, parlare, ascoltare, giocare.

Recupero e valorizzazione di luoghi della memoria e dell’identità sedimentata, degli edifici di pregio, organizzando una sequenza narrativa della città storica.
La conservazione, il recupero e la messa in valore del patrimonio storico contribuiscono a rafforzare il senso di appartenenza e incentivano la cura. La percorrenza lenta della strada, soprattutto pedonale, permette di sperimentare continuità e progressione, rende disponibili all’attenzione. Molti accorgimenti possono contribuire alla costruzione di sequenze interessanti: l’individuazione di punti di riferimento, l’apertura di  prospettive e la formazione di strettoie, gli allineamenti, i raggruppamenti, gli sbarramenti… E la città storica offre per questo uno straordinario catalogo di soluzioni e suggerimenti.

Studio di arredi, illuminazione pubblica, vegetazione.

La progettazione dei dettagli e dei particolari architettonici contribuisce alla chiarezza di funzioni diverse negli spazi aperti, migliorandone le prestazioni. Spesso una copertura, una delimitazione, un cambio di livello del terreno, una variazione della luce assicurano ombra, riparo, comfort, bellezza creando condizioni favorevoli per “abitare” lo spazio pubblico.

Mappa sette città

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