I manicomi rinchiudevano, con i folli, bambini indisciplinati, epilettici, alcolisti, deboli di mente, ma anche, come accadde durante il fascismo, uomini e donne che si opponevano al regime o ne incrinavano la reputazione. Leggi l'articolo di M.Cardano pubblicato su Il Mulino, maggio 2018 e ripreso nel sito academia.edu
(**) [Marco Cavallo è una scultura di legno e cartapesta in forma di "installazione" e "macchina teatrale". Fu realizzata nel 1973 all'interno del manicomio di Trieste da un'idea di Giuseppe Dell'Acqua, Dino e Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia. È considerata un'opera collettiva realizzata con il contributo dei laboratori artistici creati all'interno della struttura nosocomiale da Franco Basaglia, allora direttore dell'Ospedale Psichiatrico e si avvalse del contributo ideale e immaginifico dei pazienti allora reclusi[1]. Alto circa 4 metri e di colore azzurro, come deciso dagli stessi pazienti, lo si volle di così grandi dimensioni, per poter idealmente contenere tutti i desideri e i sogni dei ricoverati, e portare all'esterno un simbolo visibile e rappresentativo dell'umanità allora "nascosta" e "misconosciuta" all'interno dei manicomi - tratto da wikipedia)