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3 Agosto 2017 Riforma terzo settore: dopo 5x1000 e impresa sociale, pubblicato anche l'atteso decreto sul "Codice". Mancano tuttavia ancora 42 atti.

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Dopo la pubblicazione il 19 luglio dei Decreti attuativi su 5permille e impresa sociale, il 2 agosto è uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto sul Codice del Terzo Settore. Per il completamento della Riforma manca quindi all'appello solamente il Decreto sulla Fondazione Italia Sociale, attualmente in via di riformulazione dopo alcune correzioni chieste dal Quirinale al Governo.
Ricordiamo tuttavia che l'iter per la cosidetta "riforma" del terzo settore, al di la dei tanti distinguo che l'hanno accompagnata, è ancora lungo: servono infatti ancora ben 42 atti, fra provvedimenti dei ministeri e autorizzazioni dell’Unione europea, per tradurre in pratica le nuove disposizioni. Ce lo ricorda Valentina Melis sul Sole24h del 7 agosto

Con la pubblicazione del "Codice del terzo settore" la Riforma compie un passo decisivo. Si tratta infatti del decreto legislativo più corposo (104 articoli) tra i cinque emanati e anche, soprattutto, quello più atteso perché riordina e riorganizza (parole sottolineate più volte anche dal "padre" della riforma, Luigi Bobba) profondamente il mondo del no profit.  A questo scopo il decreto avrà bisogno a sua volta di altri 20 decreti ministeriali, da emanare entro il prossimo anno, per divenire a tutti gli effetti operativo.

Tra le principali novità vi è innanzitutto, con l'entrata in vigore del Codice, l'abrogazione delle precedenti normative vigenti tra cui: leggi storiche come quella sul volontariato (266/91) e quella sulle associazioni di promozione sociale (383/2000), oltre che buona parte della “legge sulle Onlus” (460/97).
In secondo luogo vengono raggruppati in un solo testo tutte le tipologie di quelli che da ora in poi si dovranno chiamare Enti del Terzo settore (Ets). Ecco le sette nuove tipologie: organizzazioni di volontariato (che dovranno aggiungere Odv alla loro denominazione); associazioni di promozione sociale (Aps); imprese sociali (incluse le attuali cooperative sociali), per le quali si rimanda a un decreto legislativo a parte; enti filantropici; reti associative; società di mutuo soccorso; altri enti (associazioni riconosciute e non, fondazioni, enti di carattere privato senza scopo di lucro diversi dalle società).  Dal nuovo universo restano quindi fuori le fondazioni di origine bancaria e gli enti religiosi (a cui il codice si applicarà esclusivamente per le attività di interesse generale), nonché, naturalmente, i partiti, i sindacati e le organizzazioni di categoria.

Gli Enti del Terzo settore saranno obbligati, per definirsi tali, all'iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore (già denominato Runts...), che farà quindi pulizia dei vari elenchi oggi esistenti. Il Registro avrà sede presso il ministero delle Politiche sociali, ma sarà gestito e aggiornato a livello regionale.
Gli Ets, con l’iscrizione al registro, saranno tenuti al rispetto di vari obblighi riguardanti la democrazia interna, la trasparenza nei bilanci, i rapporti di lavoro e i relativi stipendi, l’assicurazione dei volontari, la destinazione degli eventuali utili.
Ma potranno accedere anche a una serie di esenzioni e vantaggi economici previsti dalla riforma: circa 200 milioni nei prossimi tre anni sotto forma, ad esempio, di incentivi fiscali maggiorati (per le associazioni, per i donatori e per gli investitori nelle imprese sociali), di risorse del nuovo Fondo progetti innovativi, di lancio dei “Social bonus” e dei “Titoli di solidarietà”.

Viene poi costituito, presso lo stesso ministero, il Consiglio nazionale del Terzo settore, nuovo organismo di una trentina di componenti (senza alcun compenso) che sarà tra l’altro l’organo consultivo per l’armonizzazione legislativa dell’intera materia.

Infine, una parte consistente della Riforma è poi dedicata ai Centri Servizio per il volontariato, che dovranno innanzitutto allargare la platea a cui prestare servizi, che coinciderà con tutti i “volontari negli Enti del Terzo settore”, e non più solo con quelli delle organizzazioni di volontariato definite dalla legge 266/91 (anche se in realtà era già cospicua la quota di realtà del terzo settore “servite” in questi anni).

Per approfondire i contenuti del Codice si segnala:

Il Codice del Terzo settore è legge. Cosa cambia con il grande "riordino" (Redattore Sociale - 2 agosto 2017)
Codice del terzo settore: i 100 articoli del decreto in Gazzetta (Vita- 2 agosto 2017)

La Guida interattiva alla Riforma a cura di Italia No Profit>>

I testi dei Decreti della Riforma
Codice del terzo settore
Il decreto sul 5 per mille
Il decreto sull'impresa sociale
Il decreto sul servizio civile universale


I analisi e commenti
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