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17 Maggio 2017 Lavoro, povertà, salute: l'Istat fotografa l’Italia delle disuguaglianze

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L’Italia è un paese di famiglie di operai in pensione e di impiegati. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2017 dell’Istat che in questa edizione ha realizzato un focus con la classificazione delle famiglie per gruppo sociale, da cui emerge che del totale di 25.775.000 famiglie italiane il gruppo sociale più numeroso è composto dalle famiglie di operai in pensione pari a 5.852.000 che corrispondono a 10.5 milioni di persone, in quanto si tratta di nuclei con in media due persone a famiglia. Seguono le famiglie di impiegati che sono 4.582.000 pari però ha un numero di persone più numeroso, 12.2 milioni di persone. Mentre il primo gruppo ha un reddito medio, il secondo è considerato benestante. Seguendo sempre la suddivisione per reddito stanno meglio le famiglie che hanno una pensione d’argento con un reddito alto e sono 2.399.000. In cima alla classifica il gruppo classe dirigente pari a 1.856.000 persone che ha il reddito superiore del 70% rispetto alla media e ha un titolo universitario o post laurea.

I 5 capitoli:
- L’evoluzione dell'economia italiana: aspetti macro e microeconomici
- La definizione dei gruppi sociali e le loro caratteristiche economiche
- Aspetti demografici e condizioni di vita
- Il mercato del lavoro: la lenta ripresa e le disparità nei gruppi sociali
- Gruppi sociali e aspetti distributivi
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Rapporto ISTAT 2017: nove tipi di “famiglie” per descrivere la società attuale
L’Istat nel suo rapporto di quest’anno ha identificato nove gruppi sociali per descrivere la società italiana.
Due dei nove gruppi possono definirsi a reddito medio (giovani blue-collar e famiglie degli operai in pensione), quattro a basso reddito (famiglie a basso reddito con stranieri, famiglie a basso reddito di soli italiani, famiglie tradizionali della provincia e anziane sole e giovani disoccupati) e tre più benestanti (famiglie di impiegati, pensionati d’argento e classe dirigente).
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L'Istat ora vuole eliminare le classi sociali
Nel Rapporto annuale 2017 l’Istat sostiene che le classi sociali sono ormai scomparse dalla società italiana e le sostituisce con nove gruppi. Ma la nuova classificazione è un passo indietro perché debole sotto il profilo concettuale e metodologico. Il commento di Marzio Barbagli, Chiara Saraceno e Antonio Schizzerotto su LaVoce.info

Classi e gruppi sociali nel Rapporto Istat 2017 (la risposta del direttore ISTAT alle critiche sollevate)
[...]  La domanda di ricerca specifica alla quale si è cercato di dare una risposta sperimentale nel Rapporto del 2017 è la seguente: è possibile classificare le famiglie sulla base dei flussi di risorse di cui dispongono e di altre caratteristiche correlate al reddito? Il filone di studi in cui l’approfondimento si inserisce ha una tradizione secolare e muove da alcune osservazioni: la società non è omogenea; i redditi che le persone percepiscono sono diversi e, di conseguenza, i flussi di risorse di cui dispongono le famiglie (intese in senso ‘economico’ – si veda il Glossario del Rapporto) sono anch’essi diversi; le differenze individuali tendono a diventare diseguaglianze, in presenza della possibilità di accumulazione e di trasmissione tra persone; lo stesso meccanismo produce anche agglomerazioni di individui attorno a una o più caratteristiche che li accomunano.
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Struttura sociale e disuguaglianze: due consigli per l’Istat
Il rapporto 2017 affronta il tema della struttura sociale e delle disuguaglianze in Italia. E’ una scelta senz’altro opportuna in un paese dove le disparità socio-economiche sono molto marcate ma restano marginali nel dibattito pubblico e
nell’agenda politica. Il rapporto è stato criticato duramente per il modo in cui l’Istat ha concettualizzato e misurato la struttura sociale italiana. E’ una questione importante, perché il ‘come’ misuriamo le disuguaglianze determina quello riusciamo, o non riusciamo, a vedere. Detto questo, va aggiunto che il rapporto contiene molti spunti empirici interessanti e
merita comunque di essere letto, a prescindere da questa querelle. Leggi su neodemos