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11 Marzo 2016 Riforma Terzo Settore: “Fate presto, ma fate bene”. Il testo approvato in commissione al Senato.

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Questo l’appello che le associazioni aderenti al Forum Nazionale del Terzo Settore hanno presentato questa mattina, durante i lavori dell’Assemblea, sulla Riforma del Terzo Settore. C’è una forte preoccupazione e le associazioni aderenti si sentono fortemente mobilitate perché vengano apportate le necessarie modifiche alla Riforma del Terzo Settore, ancora durante i lavori  in Aula, che garantiscano l’impegno civico dei cittadini, la libertà associativa e il pluralismo delle forme giuridiche.

Sin dalla consultazione pubblica della primavera 2014 il Forum ha partecipato al percorso di Riforma e ha fatto ampiamente sentire la sua voce, raggiungendo, nel tempo, diversi risultati positivi. Tuttavia permangono ancora alcune rilevanti criticità. Sono quattro in particolare i punti sui quali il Forum continuerà la sua azione di pressione sul Governo perché, nel proseguimento dei lavori parlamentari, vengano introdotti i necessari correttivi nel DdL. Perdura lo scarso rilievo attribuito al profilo partecipativo che è invece il motore della attivazione dei cittadini e prerequisito per tutto il terzo settore, così come è ancora forte il rischio di confusione tra la stabile e prevalente attività di impresa e le attività tese al solo autofinanziamento delle associazioni, che rappresentano la forma più diffusa di auto-sostentamento e che penalizzare equivarrebbe a minacciare nella loro esistenza. Nella definizione di status di volontario il testo differenzia lo status non in base alle attività svolte, bensì in relazione alla tipologia di organizzazione in cui opera, rischiando di creare una grave differenza tra volontari di serie ‘A’ e di ‘serie ‘B’. Infine, l’introduzione del Consiglio Nazionale del Terzo Settore se può rappresentare una positiva innovazione come luogo di incontro e di raccordo con le Istituzioni, non deve categoricamente sovrapporsi agli organismi di rappresentanza del Terzo Settore.

In questa prospettiva, prima alla Camera e poi nella fase di redazione dei Decreti Legislativi, la vigilanza e l’azione del Forum continueranno ad essere incessanti per garantire la necessaria tutela delle piccole associazioni – che rappresentano la gran parte delle formazioni sociali -, per configurare uno status del volontario ancorandolo ad una prospettiva europea, per garantire il coinvolgimento dei soggetti di terzo settore e delle loro rappresentanze nel percorso di redazione dei Decreti Legislativi, e per determinare in modo chiaro ruolo e compiti del Consiglio Nazionale del Terzo Settore, ribadendo ancora una volta la necessità di avere una Riforma che sia condivisa dai suoi effettivi destinatari, seguendo il motto “nulla su di noi, senza di noi”.
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La scelta non piace a chi si occupa di terzo settore. “Siamo molto perplessi – dice ad Huffington Post Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore - perché l'istituzione di una fondazione pubblica che dovrebbe avere la funzione di distribuire fondi a società private ci sembra una mediazione di Stato tra le organizzazioni del terzo settore e i
finanziatori, in un rapporto che invece oggi è lasciato a un terreno privato. Siamo preoccupati non tanto per noi, quanto per dove va il Paese. Un rapporto di natura privatistica che diviene a regia pubblica preoccupa per il bene del Paese.
L'impegno civico dei cittadini deve essere facilitato dallo Stato, che non deve quindi certo frapporsi. Ci sembra che da parte del governo ci sia una tendenza al dirigismo, un'impostazione fortemente accentratrice”.
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