Questa volta la rubrica storie è presa a prestito da un vecchio numero di una rivista di Bergamo. La rivista alcuni anni fa pubblicò varie fotografie, dettagli di foto di persone disabili: una mano, uno sguardo, uno zoom sulla carrozzina...e chiese a vari collaboratori di raccontare anche loro alcuni dettagli, brevi flash, immagini, ricordi.
Stefano e Carlo non ci sono più tutti e due ormai da una decina di anni, restano i ricordi del tempo condiviso e la presenza irriducibilmente diversa di un corpo gravemente disabile.
Ricordo le mani di Stefano, tre dita tese, come nel numero tre, e due piegate. Il braccio che si avvicinava ondeggiando all’oggetto da prendere, la vista come un timone da dover raddrizzare ogni momento.
E il ritrarsi ad un centimetro, come un pilota che pensa di essere atterrato lungo e riprende il volo.
Particolari di Stefano, esiti di paralisi cerebrale infantile di tipo atetosico, che a calcetto cominciava a tuffarsi quando il tiro era ancora a metà campo.
Ma doveva farlo per pararla.
Stefano ci metteva una eternità ad arrivare disteso all’angolino. Con Stefano la moviola era inutile, lui era un calciatore con moviola incorporata.
Ricordo il tiro, la punta delle dita sulla palla...palo...fuori.
Una emozione incredibile quei 3-4 secondi per vedere se quel portiere lento avrebbe incontrato quella palla che rotolava altrettanto lenta.
Pregio o difetto?
Ricordo per ultima la barba di Carlo.
Un tumore gli comprimeva il midollo spinale. Una vita da sceneggiatore di teatro. Carlo comunista. Tessera PCI.
Finito appeso al tubo della doccia.
Finito appeso perché un giorno non ha più retto alla sua fatica.
Via da Roma.
La madre che invecchia.
Chissà, forse anche il travaglio della sinistra italiana…..
Particolari di Carlo, le mani sulle ruote che girano lente. Le mutande quasi ascellari sfilate sul water. Il profumo della sua colonia. I polpacci magri. Le pedane della carrozzina che non si sfilavano mai. E l’orrore, per me, di chi non voleva ricordarne la morte perché, suicida, non era un bell’esempio di diversamente-abile.
Carlo, amico mio, vorrei quel tuo tubo di doccia e metterlo tra i tuoi infiniti libri e darlo da leggere a questo mondo che vuole solo il profumo, ma non la puzza degli handicappati.
Ogni vita, inevitabilmente, profuma e puzza insieme. Diffidate di una cultura tutta Chanel al 100%.
Forse il più difficile da digerire quel tubo, ma pregio o difetto?
(a.p)
