Servizi e Sportelli Sociali

1 Marzo 2012 Viaggio nel Cie di Bologna: “Un inferno di disperati”

C’è una donna nigeriana con Aids conclamato e gravi problemi di tiroide, c’è un tossicodipendente sotto metadone, c’è una giovane madre a cui i servizi sociali hanno tolto la figlia di due anni, dichiarandola “adottabile”. È un “inferno della disperazione” quello che Sandra Zampa, parlamentare Pd, ha trovato questa mattina all’interno del Cie di Bologna. “Le persone dormono su gradoni di cemento, coprendosi con lenzuola di carta”, racconta Zampa. “Nella promiscuità più assoluta vivono i malati, i tossicodipendenti, le badanti che i vicini hanno denunciato perché prive di permesso di soggiorno, gli ex detenuti che non sono stati identificati e, una volta scontata pena, vengono trasferiti qua dalla Dozza”.

Il numero di reclusi si è ridotto rispetto all’estate scorsa, periodo dell’ultima visita di Zampa. “Ci sono 30 uomini e 17 donne”, racconta la parlamentare, “fra le donne molte sono giovanissime e vittime di tratta”. All’interno del Cie, la deputata ha raccolto le storie delle persone che l’hanno avvicinata. “C’è un caso gravissimo: si tratta di una donna nigeriana con Aids conclamato e problemi di tiroide, che ha evidentemente diritto ad uscire”, dice la parlamentare. “Chiede di non tornare in Nigeria, che per lei equivarrebbe a morire perché non potrebbe ottenere le cure che le sono necessarie” aggiunge Roberto Morgantini, volontario ed ex responsabile dell’Ufficio stranieri Cgil, anche lui in visita stamane nella struttura.

Zampa racconta anche di un’altra donna, “giovanissima e anch’essa nigeriana, che mi ha avvicinato disperata: i servizi sociali di Padova le hanno tolto la figlia di due anni, che ora è stata dichiarata adottabile. Il suo destino è di venire rimpatriata senza la figlia. Un’altra ragazza, di 21 anni, si stava ancora chiedendo per quale motivo fosse lì”. Per le detenute del Cie, ma anche delle carceri della città, Zampa e Morgantini stanno organizzando una serie di iniziative in concomitanza con la festa dell’otto marzo: “Vorremmo coinvolgere il ‘dentro’ e il ‘fuori’ in eventi che permettano lo scambio, porteremo dentro le mura in cui ci sono delle donne recluse della musica e delle attività” anticipa Morgantini.

La vera emergenza è però legata ai bandi ministeriali che assegneranno la gestione dei Cie (l’appalto per Bologna scade ad agosto) in base a un drastico ribasso dei costi: si parte da una base di 30 euro al giorno per persona. “Oggi la spesa viaggia tra i 64 e i 72 euro pro capite”, dice Zampa, che ha già pronta un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. “Ci si chiede come farà il gestore a onorare tutti gli impegni spendendo meno della metà. Si rischia l’apertura a mercati illegali”. Con costi di gestione così ribassati “ne risentirebbero i servizi primari e anche tutte le attività sociali costruite dentro il Cie in questi anni” dice Morgantini. Da tempo sono già state tagliate attività prima coperte da fondi comunali: “C’era un laboratorio di disegno, che ora non esiste più”, racconta Zampa. “Anche lo sportello diritti, che era aperto quattro volte la settimana e offriva informazioni legali ai detenuti, è stato chiuso”.

Un’altra “assurdità incredibile dal punto di vista economico e soprattutto per la dignità delle persone” è la norma che prevede la possibilità di prolungare la detenzione fino a 18 mesi. “Quella norma”, dice Zampa, “è stata approvata sotto il ricatto della Lega Nord: ora va eliminata. Chiederò al ministro Cancellieri di tornare sulla questione: da questo governo tecnico mi aspetto che si occupi non solo di economia, ma anche di valori legati alla dignità delle persone e alla democrazia. Ci si ispiri al modello inglese, dove chi viene trovato senza documenti viene aiutato e ha sei mesi di tempo per trovare casa e lavoro. Nei centri finisce solo chi si rifiuta di farsi identificare, e la permanenza massima è di sei mesi”.
(fonte agenzia redattoresociale.it)