Servizi e Sportelli Sociali

2 Febbraio 2012 Social card 2: intervista al sottosegretario Lucia Guerra

Social card, ma non solo. Dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri della sperimentazione della nuova carta acquisti abbiamo voluto chiedere direttamente al sottosegretario al lavoro e alle Politiche sociali Cecilia Guerra aspettative e sviluppi del nuovo strumento di lotta alla povertà, allargando il discorso anche alla delega assistenziale, tuttora in discussione in Parlamento.

D.Social card, si parte con una nuova sperimentazione. Quali i criteri adottati?
R. La sperimentazione della carta acquisti è un aspetto importante. In particolare è un focus della carta, una forma che verrà sperimentata nei comuni con più di 250 mila abitanti. Diversi gli elementi da sottolineare. Innanzitutto il fare leva proprio sui comuni. Si tratta di una modalità di intervento all’interno di un sistema integrato di contrasto alla povertà assoluta. La carta è allora uno degli elementi che i comuni mettono in campo con fondi proprii e fondi statali, integrati con le disponibilità in natura e monetarie dell’ampio insieme dei soggetti del Terzo settore. L’altra caratteristica è che, con il coinvolgimento dei comuni, si pensa ad una vera e propria presa in carico delle persone con disagio. Persone a cui viene dedicato un progetto personalizzato, cercando di definire un percorso di aiuto non solo materiale immediato ma anche di inclusione sociale e lavorativa. Quello che viene definito tecnicamente un progetto di ‘empowerment’, secondo una logica di superamento dello stato di difficoltà e di aiuto, non di mantenimento.

D.Questa sperimentazione va nella direzione di un superamento della social card per confluire in un Piano più generale di lotta alla povertà assoluta? O la social card rimane comunque un perno fondamentale del programma di empowerment?
R.La social card in sé è uno strumento agevole. Una forma di erogazione comoda. E’ graduata, facilmente ricaricabile, ecc…Ma la filosofia originale è piuttosto negativa, perché categoriale. Possono infatti goderne i bambini fino a tre anni, gli anziani. Non siamo in condizione di dire già che sfocerà in un Piano. C’è anche un problema di risorse… La sperimentazione è volta proprio a capire come deve essere disegnato lo strumento di lotta alla povertà, quali sono i limiti. Insisto sul carattere sperimentale. I comuni che vi partecipano sono impegnati a trasmettere dati e informazioni.

D.E i dati che ne ricaverete come saranno utilizzati? Solo per queste finalità o anche per avere un quadro generale della situazione?
R.Sono elementi informativi. Serviranno a capire chi sono i soggetti che si rivolgeranno all’ente per l’erogazione della carta. Ci sarà la possibilità di studiare i fenomeni in maniera dettagliata. E noi cercheremo di sfruttarli al meglio per avere indicazioni quanto più precise possibili.

D.Stante la sperimentazione, il Fondo della Carta acquisti ordinaria non sarà rifinanziato?
R.Nell’immediato il Fondo ha una sua forma di finanziamento. Dunque non se ne riscontra il bisogno. Occorre anche dire che non sono andate esaurite anche le risorse a disposizione, nel senso che non sono finite le risorse stanziate per le card già distribuite. Dunque questa continua. Dall’altra parte stiamo parlando di una sperimentazione che almeno per 12 mesi è a posto. Alla fine avremo tutti gli elementi per verificare e decidere.

D.Una card ordinaria, una card sperimentale. Poi c’era la social card prevista nella delega assistenziale. A proposito: che fine farà la delega?
R.La delega pensava di ricavare un guadagno a regime di venti miliardi di euro. Per adesso possiamo dire di aver affrontato il problema e di aver ‘spento la miccia’. I soldi sono stati messi in sicurezza con il decreto salva-Italia (con il decreto sono stati aboliti i tagli lineari alle agevolazioni fiscali, sostituiti con l'aumento delle aliquote Iva, ndr). Ora non si provvede più a prendere i soldi da lì, con un provvedimento che era generoso sul piano fiscale e stringente sul piano assistenziale. Del resto la spesa sociale complessiva in Italia è di poco più di 60 miliardi di euro: pensare di tirar via 20 miliardi è impensabile. E nessuno vuole riproporre la questione in quei termini. Allora: parte della delega si è svuotata da sola. Poi c’è la questione dei flussi informativi, e anche questo è stato affrontato col decreto sulle semplificazioni. Rimangono certo fuori alcune questioni.

D.Poi c’è il discorso Isee, il cui aspetto più delicato è forse quello legato alla non autosufficienza…
R.Dobbiamo conciliare l’intervento sociale con quello sanitario, ci stiamo lavorando. Stiamo cercando di capire come razionalizzare le risorse per arrivare a un Piano generale. Da parte sua l’Isee è uno strumento che misura la condizione economica. L’idea non è quella di stabilire una soglia di sbarramento individuata nei singoli programmi di servizi, ma di parlare almeno di una compartecipazione. Ci sarà da lavorare. Ci aspetta un anno molto impegnativo.
(fonte redattoresociale.it)