Servizi e Sportelli Sociali

24 Maggio 2011 Bologna, povertà in aumento. “Lavoro e casa le emergenze più importanti”

A Bologna aumenta la povertà, ma crescono anche le facce che il fenomeno può assumere. Alle povertà “tradizionali” si aggiungono così i giovani precari e disoccupati, i 40-50enni che perdono il lavoro e non riescono a trovare un altro posto, gli stranieri che senza un impiego perdono anche il permesso di soggiorno. “Tante tipologie diverse che mandano in affanno i servizi sociali, già provati dalla mancanza di risorse e dalle richieste in aumento”, spiega Matilde Callari Galli, antropologa e coordinatrice della ricerca sulle nuove povertà a Bologna avviata dalla Fondazione Istituto Gramsci nel settembre scorso. Finanziata da Arci Bologna e Coop Adriatica, la ricerca si basa su una serie di interviste qualitative condotte fra operatori e utenti dei servizi sociali. I primi risultati saranno presentati a fine giugno, ma già nelle prossime settimane due seminari  affronteranno alcuni temi particolari: il 7 giugno si parlerà di giovani e servizi educativi, mentre il 16 è in programma un focus sugli anziani.

“Senza dubbio le emergenze più importanti sono il lavoro e la casa – spiega la Callari Galli –: se vengono a mancare il rischio è che si avvii un percorso verso il basso, che passa dall’isolamento e arriva fino al disagio psichico”. Senza un intervento precoce, in altre parole, si rischia di “perdere” chi si viene a trovare in una situazione di povertà. “All’inizio c’è ancora una certà capacità di reagire, ma col passare del tempo questa si va perdendo – continua la coordinatrice –: per questo è importante avviare subito dei percorsi individuali di fuoriuscita dalla povertà”. È quello che avviene, ad esempio, nel caso degli “alloggi in transizione”, il progetto gestito dall’Istituzione per l’inclusione sociale del Comune di Bologna: “L’intervento non si limita a concedere un alloggio a chi è in difficoltà – spiega la Callari Galli –, ma avvia un percorso di reinserimento per chi ne usufruisce”.

Il lavoro, o meglio la sua mancanza, sembra essere l’elemento che accomuna le varie tipologie di nuove povertà. La ricerca dell’Istituto Gramsci, in questo senso, evidenzia le situazioni più a rischio. Fra questi rientrano gli adulti che si ritrovano di improvviso senza nessuna tutela: chi non può contare sulla cassa integrazione, ma anche chi somma alla perdita del lavoro una separazione (perdendo in questo modo anche l’alloggio), oltre agli stranieri che senza un impiego perdono anche il permesso di soggiorno, con tutto quello che ne deriva. Anche fra i giovani, tuttavia, la povertà è un rischio concreto. “Non ci sono solo i precari, i disoccupati e i ragazzi costretti a vivere in famiglia perché non possono permettersi un alloggio – spiega la Callari Galli –; ci preoccupa in particolare quel 10% di giovani fra i 15 e i 18 anni che secondo l’Istat non studia e non lavora”. Primo sintomo di una rassegnazione che rischia di trasformarsi in disagio cronico.
(fonte agenzia redattoresociale)