"Per Luigi Zamboni e Giovanbattista De Rolandis"

Nel cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il sacrificio di Luigi Zamboni e Giovanbattista De Rolandis è ricordato dalla città con due lapidi poste su casa Zamboni luogo della congiura e all'interno dell'università.

L’1 novembre 1911, nell’anno del cinquantesimo dell’Unità d’Italia, si costituisce un Comitato provvisorio per le commemorazioni «del martirio» di Luigi Zamboni e Giovanbattista De Rolandis, per ricordare chi «nell’olocausto supremo della sua vita, vagheggiò i liberi ordinamenti dei nostri giorni e si confortò nella serena visione di un avvenire libero e radioso». La proposta è lanciata attraverso le pagine del «Giornale del Mattino» per un dovere di gratitudine della città nei confronti dei due giovani studenti universitari, precursori di «una visione della nuova Italia», nel tentativo di liberarla dal dominio papale.
Fanno parte del comitato: Rino Alessi, Fulvio Cantoni, Lionello Giommi, Eugenio Jacchia, Ugo Lenzi, Arturo Mazzanti, Romeo Monari, Paride Sciti, Albano Sorbelli, Gaspare Ungarelli. Il loro appello è raccolto dalla città che, sotto la presidenza onoraria del sindaco Ettore Nadalini, commemora «con un segno marmoreo» i nomi di Luigi Zamboni e Giovanbattista De Rolandis con una lapide a ricordo del tentativo rivoluzionario posta sul muro esterno della casa dove si riunirono i congiurati, abitazione della famiglia Zamboni in via Strazzacappe, angolo via Galliera. L’iscrizione è dettata da Olindo Guerrini.

In questa casa
Luigi Zamboni bolognese
con l’astigiano G. B. De Rolandis
sognò la libertà
ne preparò e ne tentò l’avvento
ma tradito e chiuso in carcere
preferì al capestro del papa
quello che egli stesso si fece
e nella notte tra il XVII e il XVIII di agosto
MDCCXCV
gittò la vita per questa nova Italia
che lo ricorda precursore de’ suoi martiri
grata libera sicura

 

 

La lapide murata nell’atrio dell’Università di Bologna, sempre ispirata da Olindo Guerrini.

 

Da questa università

LUIGI ZAMBONI E GIOVANBATTISTA DE ROLANDIS

trassero l’amore operoso
per gli ordini liberi e civili
e la eroica virtù del sacrificio
per cui primi assertori dei diritti
e della libertà d’Italia
morirono vittime della tirannide pontificia
1795 – 1796
esempio e monito a chi studia
ed a chi insegna

 

 

Entrambe le lapidi sono scoperte domenica 26 gennaio 1913.