Museo del Patrimonio Industriale
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Da sabato 21 dicembre 2002 a domenica 27 aprile 2003 riprendono al Museo le attività laboratoriale per i ragazzi e le visite tematiche per gli adulti. La novità consiste nell’introduzione di appuntamenti al sabato alle ore 16 per i ragazzi con speciali tematiche: Incontro con lo spazio, un viaggio nel cosmo simulato con mezzi videoinformatici (21 dicembre; 18 gennaio; 15 febbraio; 15 marzo; 12 aprile), Gira la macina, per vedere come un chicco di grano diventa farina, pane e pasta (28 dicembre; 25 gennaio; 22 febbraio; 22 marzo; 19 aprile), Laboratorio dei perché, spettacolari esperienze di chimica, statica e ottica (4 gennaio; 1 febbraio; 1 marzo; 29 marzo; 26 aprile), Gioco dell’oca, per scoprire personaggi, macchine, impianti e imprese della Bologna industriale (11 gennaio; 8 febbraio; 8 marzo; 5 aprile). Ma qualche novità viene introdotta anche nelle visite guidate domenicali. Alle 16 di ogni domenica pomeriggio le tematiche trattate partiranno da un reperto del patrimonio industriale di Bologna per costruire attorno a questo visite agli spazi espositivi, ma a volte anche di discussione con supporto di proiezione di programmi videoinformatici. Gli impianti trattati saranno: Canali e chiaviche dell’antica Bologna sec. XII-XVIII (22 dicembre; 26 gennaio; 16 marzo; 27 aprile); Il mulino da seta alla bolognese, sec. XIV-XVIII (26 dicembre; 2 febbraio; 23 marzo, 4 maggio); L’Officina del gas 1846-1960 (29 dicembre; 30 marzo, 11 maggio); La “scuola-officina” dell’Aldini-Valeriani metà secolo XIX-metà secolo XX (5 gennaio; 16 febbraio; 6 aprile, 18 maggio); Automobili e motociclette di Bologna, dall’inizio del secolo XX a oggi (6 gennaio; 23 febbraio; 13 aprile); Bologna capitale del packaging, dall’inizio del secolo XX a oggi (12 gennaio, 2 marzo; 20 aprile); Fornace per laterizi metà secolo XIX-metà XX (19 gennaio; 25 aprile; 25 maggio). A questi appuntamenti occorre naturalmente aggiungere le due iniziative previste nell’ambito de “Il Museo si diverte” programmate alle 15,30 rispettivamente del 9 febbraio con “Costruire robot” e del 9 marzo con “Il freddo che piace”.
Prosegue il tradizionale appuntamento con “Il Museo si diverte” promosso dal Settore Cultura del Comune di Bologna e teso a stimolare il pubblico dei più giovani verso la conoscenza e la frequentazione dei Musei cittadini, invitando i vari Istituti a organizzare eventi insoliti. Quest’anno il Museo del Patrimonio Industriale propone due iniziative rispettivamente tese a valorizzare rispettivamente i contenuti della sezione “I sensi delle macchine” presente al primo piano, e a sottolineare l’importanza avuta dalla ditta bolognese Carpigani nella storia della produzione del gelato. Si inizia il 9 febbraio alle 15,30 con “Costruire Robot”, un laboratorio rivolto a 30 ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, che, suddivisi in cinque gruppi e con l’aiuto di animatori, dovranno costruire per ciascun gruppo un robot già progettato, partendo dagli ingranaggi, dai meccanismi e dai sensori disponibili nei kit della Lego Mindstorm. La giornata verrà introdotta da una selezione di sequenze video che proporranno una serie di immagini sul tema il cinema e i robot. Il secondo appuntamento, previsto per domenica 9 marzo sempre alle 15,30, si rivolge a 70 ragazzi tra i 6 e i 14 anni, proponendo il tema “Il freddo che piace” ossia la storia del gelato, dai primi sorbetti che completavano i sontuosi banchetti delle corti rinascimentale sino alla meccanizzazione della produzione. L’evoluzione di questo prodotto sarà presentata con l’utilizzo di diapositive o brevi sequenze filmate, mentre l’iniziativa verrà conclusa da un assaggio di gelato per tutti.
Tra il settembre 2001 e il giugno 2002 il Museo ha registrato una presenza di 20185 visitatori di cui 8764 sono stati studenti ed insegnanti (ca. 700) e 11421 di pubblico generico. L’utenza scolastica si è così suddivisa: media superiore 24,5%; media inferiore 53%; elementare 22%, materna 0,5%. La provenienza delle scuole è stata solo per il 40% da Bologna città, mentre il 40,5 % è venuta dalla Provincia, il 12,5% dalla Regione e 7% anche da fuori Regione. Per quanto riguarda l’utenza non scolastica pare interessante sottolineare che parte di questa proviene da appuntamenti, incontri, meeting tenuti all’interno del Museo in collaborazione con Aziende del territorio. Il confronto della globalità di questi dati con quelli dell’anno precedente registra un aumento di ca. il 20% riportando il totale ai dati del 1999, cioè a prima delle ripetute interruzioni dell’apertura del Museo per lavori e nuovi allestimenti. Il dato della presenza globale va quindi considerato allo stato attuale la frequenza media annuale del Museo ed è da questo punto che occorre operare per svilupparne a partire dal prossimo anno incrementi significativi. In questa direzione si muove anche l’Associazione “Amici del Museo del Patrimonio Industriale” che, per favorire la conoscenza dei contenuti del Museo presso il pubblico scolare, per l’anno scolastico 2002-2003 sosterrà il costo economico delle visite con animatore presso il Museo, in modo da garantire per tutte le scuole la gratuità del servizio.
La guida proposta è uno strumento per muoversi all’interno del Museo secondo indicazioni che portano alla scoperta di contenuti di cui si forniscono le coordinate di percorso attraverso gli spazi. I percorsi che proponiamo sono stati concepiti per facilitare la comprensione delle caratteristiche del processo di industrializzazione che Bologna ha avuto tra l’Età Moderna e l’Età Contemporanea, favorendone la comprensione con testi di riferimento, indicazione di oggetti, exhibit da consultare, apparati audiovideo da vedere ed attivare. Ogni percorso è corredato da una mappa dove si trova la lettera dell’alfabeto che contraddistingue il tema, in modo da facilitarne il raggiungimento nelle aree espositive. Una visita a tutti dieci punti individuati richiede circa 8 ore. Si consiglia pertanto di sceglierne alcuni sulla base dei propri interessi e delle proprie curiosità, ritornando più volte al Museo. La guida è contenuta in un numero speciale di “Scuolaofficina” formato review per ricordare ai lettori i vent’anni della rivista del Museo. Questa pubblicazione viene realizzata in collaborazione con ELAU System Italia Srl membro dell’Associazione “Amici del Museo del Patrimonio Industriale.
Nella Sala Auditorium del Museo comincerà presto l’inserimento di un complesso significativo di macchine e materiali da tipografia di fine secolo XIX e metà XX. Non si tratta di una sezione aggiuntiva del Museo. L’idea guida è stata quella di ricordare l’Arte della stampa e l’Industria della stampa a Bologna nel principale luogo d’incontro del Museo per sottolineare il ruolo che la stampa ha avuto ed ha nella moderna società industriale. Le macchine toccano momenti essenziali di diverse fasi di lavorazione: bancone con caratteri da stampa (composizione manuale); monotype anni 1930 e linotype anni 1950 (composizione automatica); maniglia anni 1920-’30 (stampa manuale); platina, Victoria, Ideale, pianocilindrica, tutte di inizio 1900 (stampa semi-automatica); pianocilindrica Hildeberg anni 1950 (stampa automatica); taglierina fine secolo XIX (confezionamento manuale). In parte esse provengono dalla sezione tipografica dell’Istituto Aldini-Valeriani. Oltre che con informazioni tecniche e storiche, nella sala, sono presentate e “ambientate” con iconografie funzionali (immagini da volumi da biblioteca, stampe, disegni). Gli accorpamenti sono stati pensati per isole espositive in modo da fornire a chi le visita una traccia essenziale dell’organizzazione di un’officina tipografica d’epoca. L’operazione registra tempi di rallentamento per contattare Aziende del settore al fine di reperire fondi da utilizzare negli allestimenti. Ancora una volta il rapporto di collaborazione con i privati e il modo della produzione trova conferme su un punto strategico per la crescita del Museo, quello della fiducia, della credibilità, del consenso.
L’esposizione “Imparare la Macchina” che nel Forno Hoffmann della Galotti mostra storia e materiali dell’Istituzione Aldini-Valeriani di Bologna, la più antica scuola tecnica della città i cui corsi cominciarono nel lontano 1842, viene ripresentata al pubblico con importanti inserimenti di macchine ed aggiornamenti tematici. Il rinnovo riguarda la parte relativa alla nascita e allo sviluppo della “scuola-officina” dell’Istituto Aldini-Valeriani per le Arti e i Mestieri (1878) per seguirne l’arco di tempo che ne vede l’aggiornamento in Istituto Tecnico Industriale (1932 e anni seguenti). Soprattutto è la presenza delle macchine utensili a trovare significativi ampliamenti rispetto a quelle già presenti. Si comincia con l’antico maglio della fucina della scuola di fine secolo XIX; con un seghetto alternativo della Ditta Amorati di Bologna, di una fresatrice universale; di una dentatrice ad ingranaggi conici, tutte macchine d’inizio secolo XX. Un'altra dentatrice per creare ingranaggi diritti, elicoidali, alberi scanalati degli anni 1930 si accompagna ad un gruppo di macchine da laboratorio tecnologico (per prove di usura, prove motore, prove di fatica a flessione rotante) della stessa epoca. Infine viene presentato il “mitico” tornio Reinecker a spogliare della torneria degli anni 1940-’50, con pulizie e restauri assicurati dalla Ditta Morara. La macchina serviva per fare utensili per fresatrici e dentatrici. Ora l’accesso a quel luogo “magico” che la scuola-officina ha rappresentato per tante generazioni di tecnici ed operai, avviene in tutt’altra ambientazione ed atmosfera. Lo spazio si presenta arricchito non solo di macchine ma di nuovi pannelli esplicativi, biografie di protagonisti, disegni tecnici d’epoca messi a disposizione dagli eredi della Ditta Calzoni, suggestive immagini di allievi ed insegnanti quasi sorpresi a trasmettersi i segreti dell’ingegnosità.
La ricca collezione di macchine per dosatura, confezionamento e imballaggio del Museo del Patrimonio Industriale si arricchisce di due nuovi prototipi che ampliano e completano la tipologia delle macchine esposte. Si tratta della confezionatrice e condizionatrice per sottovuoto G9 prodotta a partire dagli anni 1950 dall’azienda milanese Goglio che sarà collocata a piano terra nella sezione “Mecanopackaging” e della confezionatrice per cioccolatini boeri B200 prodotta dalla metà degli anni 1960 dalla bolognese Nuova Fima che troverà spazio al secondo piano nell’ambito dell’esposizione “Prodotto a Bologna.
La G9 è stata una delle prime confezionatrici concepite per lavorare sottovuoto, consentendo in questo modo di allungare considerevolmente il tempo di conservazione dei prodotti freschi, utilizzando confezioni in materiale flessibile termosaldabile preriempite e inserite a mano all’interno della macchina, dove venivano poi sottoposte al ciclo di aspirazione sottovuoto e di chiusura. La macchina, in grado di produrre 120 confezioni all’ora, ha trovato grande applicazione per caffè ed in genere tutti i prodotti farmaceutici ed alimentari deperibili, granulari ed in polvere. La B 200 della Nuova Fima fu progettata per incartare prodotti dei cioccolata, anche di forma inusuale quali i gianduiotti, cioccolatini a portafoglio e soprattutto i boeri, molto popolari in quegli anni sul mercato della cioccolata. La macchina era in grado di confezionare circa 12000 boeri all’ora, sia con un semplice incarto di alluminio che con un doppio incarto con film sovrapposti di cellophane. La B 200 ebbe un immediato successo per l’affidabilità, la precisione e la velocità delle prestazioni.
Nello spazio espositivo al secondo piano del Museo dedicato alla storia dei fratelli Maserati e alle vetture da loro prodotte, prosegue la presentazione di modelli messi a disposizione da Musei e collezionisti privati. Da dicembre sarà possibile ammirare l'O.S.C.A. S 273, considerata l'erede della classica O.S.C.A. MT4-2AD nella cilindrata 1100 cm3, e costruita dal 1957 al 1959 in 4 esemplari (chassis n. 1184, 1187, 1193, 1198). Si tratta di una vettura molto veloce, potente, ben equilibrata, praticamente nata perfetta, che ha dominato i campi di gara condotta da piloti quali Umberto Bini, Attilio Brandi, Ada Pace, Ludovico Scarfiotti, Tommy Spychiger. Alla sua guida nel 1958 Lodovico Scarfiotti vinse sia il Campionato Italiano di Velocità categoria Sport classe 1100 che il Trofeo della Montagna (chassis 1193). L’anno successivo, nel 1959, Umberto Bini conquistò il Campionato Italiano di Velocità cat. Sport cl. 1100. (chassis 1184). Nel 1961 rivinse con la stessa vettura il Campionato Italiano di Velocità cat. Sport cl.1100 (avendo il motore subito una riduzione di cilindrata per rispondere alle nuove normative allora vigenti). La vettura esposta, costruita agli inizi del 1958, è appartenuta al grande campione Lodovico Scarfiotti che con essa vinse 10 gare su 12 disputate e conquistò il Campionato Italiano di Velocità della cat. Sport cl.1100 nonché il Trofeo della Montagna per la cat. Sport cl.1100. Alla sua guida, nel 1960 il fiorentino Attilio Brandi si classificò 2° di classe e 24° assoluto alla 44° Targa Florio. Nel 1963 sempre Attilio Brandi si classificò 3° nel Trofeo della Montagna cat. Sport cl. 1100 (il motore fu ridotto di cilindrata per uniformarsi alle nuove regolamentazioni che abolivano la classe 1100). Sempre questa vettura trionfò nel 1965 guidata dal pilota pisano Pier Luigi Muccini classificandosi 2° nel Campionato Italiano di Velocità cat. Sport cl. 1100 a riprova dell'assoluta efficienza del mezzo che risultava ancora competitivo dopo molte stagioni di gare. Questa macchina fu presente sui campi di gara fino a 1969, disputando, con una longevità eccezionale, ben 12 stagioni di corse classificandosi in oltre 100 competizioni.
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